Facebook stravolge nuovamente la privacy. Anzi, l’ha già fatto. All’indirizzo sul social network non c’è più una pagina relativa alla privacy, ma quella relativa alla Normativa sull’uso dei dati. Tecnicamente, le cose cambieranno dalle 17 di oggi, quando scadrà il tempo concesso agli utenti per commentare e discutere l’Aggiornamento della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità, che ha ricevuto poca o nulla attenzione. La privacy su Facebook diventerà così il modo in cui condividiamo i nostri dati.
Di che si tratta? Facebook spiega: “[...] un documento importante che descrive il nostro rapporto con gli utenti e altri soggetti che interagiscono con Facebook. Molte delle modifiche sono di tipo amministrativo [...] mentre altre intendono rendere pratiche e normative ancora più chiare”. Come richiesto dalla Federal Trade Commission, per altro. L’accordo siglato prevede che prima di cambiare la gestione dei dati degli utenti, Facebook debba ottenere la loro approvazione. Se prima delle 17 oltre 7mila persone avranno commentato l’annuncio dei cambiamenti alla privacy, Facebook sarà costretta a chiedere un parere a tutti gli utenti, come ricorda PcWorld.
Considerando che ieri sera il documento in lingua inglese aveva raccolto poco più di 900 commenti in un mese, e per lo più centrati su quanto è brutta la Timeline, probabilmente non ci saranno sondaggi di sorta. Il documento con le modifiche apportate è consultabile on line in inglese. Una delle variazioni più interessanti è quella che riguarda il trattamento dei dati da parte delle applicazioni. Ora quando un amico che può vedere i nostri dati o le nostre informazioni utilizza un’applicazione, questa è in grado di vedere lei stessa i nostri dati e informazioni. Succedeva anche prima, ma non era specificato nel documento sulla privacy.
Facebook esplicita gli atteggiamenti richiesti all’utente per garantire la sicurezza stessa del network. Per questo sono ora vietate anche applicazioni per gli incontri on line. Se prima l’utente non poteva modificare il comportamento proprio di Facebook, ora non può neppure più interagire con il modo in cui questo appare. Sarà la morte delle app che ne modificano l’aspetto?
Come condizione all’uso del network Facebook introduce la promessa che “non taggherai utenti se sai che non hanno piacere di essere taggati”. Il riferimento sembra essere a quei non utenti di Facebook introdotti e citati a più riprese, in particolare nella definizione di “informazioni” come persone che, al pari degli utenti, interagiscono con il network. Sotto il profilo mobile, con le modifiche introdotte l’utente permette che chi ha il diritto di vedere i propri dati li possa utilizzare, tramite Facebook o un’app, per sincronizzarli per esempio sulla rubrica del telefono.
Il resto sono relativamente piccole cose, salvo al punto 14.4 quando Facebook spiega che l’uso continuo del network successivo a eventuali cambiamenti introdotti dalla policy sui dati personali costituisce accettazione degli stessi. Queste e altre modifiche sono state contestate da Sarah Downey di Abine, agenzia di privacy on line di Boston, che ha espresso le proprie lamentele sul network e le ha inviate alla FTC. L’intervento della Downey ha avuto eco perché ripreso da Read Write Web.
Più che le modifiche però, la Downey ha colto l’occasione per sollevare il tema delle politiche di gestione dei dati di Facebook: il divieto di creare più account e di usare profili anonimi violerebbe quanto previsto dal primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti, a cui si sono rifatti diversi tribunali americani per tutelare il diritto all’anonimato; Facebook richiede all’utente di tenere i propri dati sempre aggiornati; alle applicazioni è richiesto di impegnarsi a cancellare tutti i dati degli utenti che ne fanno richiesta e offrire loro uno strumento per farlo, mentre il network si limita a offrire un bottone per disattivare l’account, senza cancellarlo.
Fonte: Wired
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